Quando mi hanno fatto la diagnosi

E’ una splendida mattina di febbraio, fredda e luminosa come poche volte capita a Venezia. Oggi sciopero ACTV, mi faccio tutta la strada a piedi da P.le Roma al vecchio ospedale in campo San Giovanni e Paolo.

Ieri mi hanno fatto la mammografia e, d’urgenza, un ago aspirato. Come diceva un comico..” No bbuono”. 

Ho un sacco di pensieri per la testa: alcuni molto brutti e negativi, altri tendenti ad un moderato ottimismo ovvero negazionismo. Arrivo e ritiro la busta col referto.

Diagnosi: Carcinoma duttale infiltrante.

Condanna . Dolore. Paura.

Esco nel campo e la luce mi acceca, i pensieri si stemperano nello splendore di Venezia d’inverno. Ho fretta di raggiungere casa, ho un sacco di cose da fare prima… prima di affrontare l’evento, prima di star male, prima di morire.

Ho la casa da mettere in ordine e pulire, faccende amministrative da sistemare, la famiglia da organizzare per un dopo, il mio dopo. Improvvisamente alzo gli occhi al cielo blu, al sole alto.

E capisco che le mie ansie e preoccupazioni sono ridicole. Le parole contenute nella busta mi hanno improvvisamente acceso una lampadina nel cervello e, come se avessi un nuovo paio d’occhiali, vedo tutto più chiaro.

Rallento il passo mi faccio una bella passeggiata senza fretta assaporando la mia città come se fossi una turista. Mi prendo il tempo che voglio e questo attimo di libertà dai doveri.

Da adesso i miei tempi e le mie priorità saranno diversi.

D.R.

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